La casa è stata costruita nel 1920 utilizzando le pietre locali. Tre sorelle abitavano la casa durante l'estate per seguire i lavoratori e partecipare ai lavori in vigna. Visitai la casa nel giugno del 2005. Il proprietario eredità la casa dalla madre e dalle zie. La casa rimase abbandonata per 25 anni.

Per raggiungere la porta in legno dell'ingresso, dovemmo farci strada attraverso l'erba alta quanto noi. All'interno notai che la temperatura era notevolmente inferiore a quella esterna. Le pareti, alte 6,5 metri e spesse 60 centimetri, mantenevano un clima interno fresco. La casa era divisa in 3 ambienti e c'era una stalla per buoi e cavalli.



Il pavimento della cucina era di sabbia, il tetto rotto, il calcare si era sgretolato dalle pareti, la stanza era ingombra di utensili, sacchi di zolfo, bottiglie di vetro e chiodi. C'era un vecchio forno con un lavabo in terracotta. In mezzo al caos e alla polvere c'era un vecchio tavolo, alcune sedie e sgabelli e il tavolo usato per fare il pane.

Una porta interna in legno conduceva ad un'altra stanza, con un soppalco, dove dormivano le donne e i bambini. Qui il pavimento era in cemento. Sul soppalco c'era un gran disordine ed un letto di legno col materasso fatto di paglia. Sulla parete esposta a nord una finestra a doppia anta mostrava il vicino mare.

Le case rurali, dette “baracche” nel dialetto locale (detto “tabarkino” che è la lingua dell'isola di San Pietro e Calasetta), erano costruite con il lato più alto della casa rivolto a nord-ovest, per proteggerla dal Maestrale (il vento locale più forte), e gli ingressi erano rivolti verso il sorgere del sole. La fu restaurata nel 2007 e chiamata La Casa di Sophia, come mia figlia che allora aveva 1 anno.

I nostri vini

Il gusto dei vini La Casa di Sophia, Mangiabarche e Istmo fonde il sapore dell'uva, le mani esperte di chi se ne prende cura, la terra, l'aria salmastra e la piena consapevolezza della loro fragilità. Il nostro vino non ha segreti.

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